a cura di Oriano Bertoloni redazione Terza Pagina Magazine

Nel 1999 ebbi la possibilità di ammirare a Firenze il più grande dipinto di Caravaggio: la “Decollazione di Giovanni Battista (3,61 x 5,20 metri).” Normalmente esposto nella Cattedrale di Malta, dopo essere stato restaurato fu possibile vederlo nella città Toscana per un breve periodo.  Per l’unico e inamovibile dipinto su muro dell’artista, “Giove, Nettuno e Plutone” bisogna recarsi a Roma. Per anni oggetto di attribuzioni controverse, fu finalmente ripulito nel 1999, permettendo agli storici dell’Arte di riconoscere nell’opera la mano del grande artista lombardo.  Ispirato agli affreschi religiosi del Correggio a Parma, ma anche ai suggestivi giganti di Giulio Romano a Palazzo Tè di Mantova, il dipinto ad olio sul soffitto fu commissionato dal cardinale Francesco Maria del Monte. Costui era un amante dell’Alchimia, oltre che dell’Arte.

Chiese a Caravaggio un’opera simbolica per il suo studiolo, rappresentante l’Olimpo come un cosmo tempestoso, con Giove che domina un disco in cui sono inseriti i riferimenti zodiacali ma in bilico tra la caduta inevitabile e la furia incipiente. Il Nettuno, un nudo tra i più realistici dell’epoca, trattiene un possente cavallo marino. La critica ipotizza che quella figura erotica, a lungo censurata mediante un drappo dipinto, sia un autoritratto del pittore mai pago di provocazioni. 

L’opera ricorda anche gli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina, ma in chiave pagana. Il dipinto murale di Caravaggio è la rappresentazione più realistica del pantheon greco romano mai eseguita. Non deve avere esitato a lungo, il grande artista, prima di accontentare il cardinale nella sua richiesta. Per una volta, avrà avuto la certezza che il lavoro non sarebbe stato sdegnosamente rifiutato, come era accaduto per altri suoi capolavori. 

Da quattro anni gli eredi del principe Ludovisi tentano di vendere la villa che contiene anche, nella Sala dell’Aurora, importanti affreschi del Guercino. Fortunatamente per loro, l’attribuzione a Caravaggio del dipinto ha fatto lievitare il prezzo di ben 310 milioni di euro (tanto è quotata l’opera) portando la stima totale della Casina dell’Aurora Boncompagni Ludovisi a ben 471 milioni di euro! Il 17 gennaio scorso, l’asta è andata a vuoto. Alla prossima data, se ci dovesse essere una offerta decisamente inferiore, lo Stato potrà intervenire con una pari cifra per acquisire il bene. Una impresa economicamente gravosa, da condividere con sponsor intelligenti e molto facoltosi. Opportunamente impostato e valorizzato, il futuro museo potrebbe incrementare l’attrazione turistico culturale di Roma. Mostrare nel modo giusto un olio su muro così raro, di un pittore tanto amato nel mondo, è la garanzia di un sicuro successo.

Casino Boncompagni Ludovisi

Via Lombardia, 46  Roma

(Visite temporaneamente sospese)

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