Lo scorso aprile ci ha lasciato un artista di qualità, non conosciuto al grande pubblico, ma
degno a mio parere di essere ricordato.
Nato a La Spezia, nel 1940, Francesco Vaccarone volle imboccare una strada non sempre
sicura e difficile da percorrere. Tutto sembrava già essere stato realizzato, nel senso
avanguardistico del termine. Ma egli decise di tracciare un suo percorso il più possibile
autonomo.


Nel precedente articolo abbiamo brevemente analizzato l’impegno di Carla Accardi, teso a
creare un suo logo originale, un segno che potesse essere compreso e soprattutto attribuibile
facilmente a lei. Vaccarone, come il più famoso Capogrossi, riuscì anch’egli nell’impresa di
potere declinare quel suo particolare stilema in ogni circostanza, compresa la scultura. Per
poterlo comprendere, basta guardare la foto allegata di due grandi bassorilievi in marmo di
Carrara (dedicati a Giovanni Paolo II) che si possono ammirare a Noceto (Parma). Ha scritto su
di lui Guttuso: “…ciò che più mi interessa è l’uso dei frammenti di forme, che nel loro singolare
ordinarsi (quasi di “Collage”) suggeriscono un’immagine surreale… le forme si sparpagliano e si
riaggregano”.


Dal 1957 al 1963, l’artista ligure entra a far parte e collabora con “Il Gruppo 63” e “Artist”,
caposaldi della branca più affine alle sue idee dell’avanguardia italiana. Nel 1970, sviluppa la
sua grande passione per la calcografia. Gli servirà per collaborare con un gigante come Marino
Marini, Renato Guttuso, Mafai e molti altri. Nel 1976 trasferisce il suo secondo studio da Roma
a Milano. Insegue, dove sia necessario, i movimenti che sente più innovativi, attingendo e
rilasciando stimoli sempre più affini al suo percorso.
Nel 1990 una sua grande mostra monografica al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Nel 2011 e nel
2017 viene richiesto alla corrispondenti Biennali di Venezia.
Ha scritto Enrico Crispoldi: “Vaccarone lavora sull’analogia emblematica, costruisce strutture di
valore analogico… La sua non è una pittura ottica, la mediazione visiva percettiva non lo
interessa. Non racconta, non riporta, non descrive, non propone. La sua pittura si oggettiva
nella costruzioni di strutture formali che si offrono ad un duplice riscontro.”
Dopo aver dato voce a un importante pittore ed a un grande critico e storico dell’Arte, in merito
all’indubbio valore da attribuire ad un artista come Vaccarone, vorrei aggiungere qualcosa di
personale: “l’ho conosciuto negli anni scorsi, in occasione della sua permanenza a Carrara,
presso lo studio di scultura dove ha eseguito quasi tutti i suoi lavori in marmo. Ricordo la sua
modestia, ogniqualvolta mi soffermavo a vedere una sua opera in lavorazione. Aspettava che
fossi io a dire qualcosa, per poi rispondere alle mie domande senza mai mostrare la superbia
che molti artisti evidenziano quando qualcuno osi fare un’osservazione. E’ stato un artista di
valore ed una bella persona.

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