a cura di Oriano Bertoloni redazione Terza Pagina Magazine

Giacomo Manzoni (in arte Manzù) fu il primo artista italiano ad avere in vita un museo tutto suo, progettato e costruito a proprie spese. Lo riempì con generosità di una tale quantità di opere, da divenire fondamentale per la conoscenza del suo lavoro. Lo donò allo Stato Italiano che lo inglobò, dopo la sua scomparsa, nella Galleria di Arte Moderna di Roma. 

L’edificio museale, facilmente agibile perché su un unico piano, all’esterno non si manifesta come un progetto ardito, tipico di un architetto che voglia lasciare un segno. Per volere dell’artista doveva rappresentare la semplicità della sua vita, dedita alla creazione di opere sempre spirituali anche se potenti ed ingegnose. Una grande dimora dai colori chiari, accogliente per il visitatore che voglia incontrare le inimitabili figure cardinalizie e papali. 

Manzù creò una delle porte in bronzo di San Pietro, forse la più bella, lavorandoci per diciassette anni, tra mille difficoltà.  Solo grazie all’intervento di Giovanni XXIII, bergamasco come lui, riuscì a terminarla. Tra le opere donate si trovano disegni preparatori, foto e documenti in merito. Il grande scultore ritrasse anche donne, soprattutto ballerine, ispirandosi all’opera di Degas, per un omaggio alla grazia femminile che egli vedeva incarnata nella sua modella prediletta, la moglie Inge Schabel.

Nel museo sono contenuti 72 bronzi, di cui alcuni fondamentali, e altri lavori con differenti materiali e tematiche multiple. Notevoli anche gli oltre seicento tra disegni ed incisioni. Ricca la sezione dedicata a libri, riviste, manifesti.

Disse Giulio Carlo Argan: “in opposizione alla retorica di Arturo Martini e all’austera oratoria di Marino Marini, Manzù fa dell’istanza religiosa un argomento contro la retorica dei sentimenti. Le sue Crocefissioni e Deposizioni tendono all’autenticità del sentimento cristiano contro l’inautenticità dei miti del potere.” 

Il museo, nel 2021, è stato visitato da 5065 visitatori. Pur tenendo conto della pandemia, è del tutto evidente che una media di 13 persone al giorno è troppo bassa.  Da Roma ad Ardea ci sono quaranta chilometri: speriamo che a qualcun’ altro, non solo della capitale, venga la voglia di andare a vedere le opere di un grande artista, che ha lasciato a tutti noi una così preziosa testimonianza.

Un’ultima nota, triste: il 29 gennaio dello scorso anno la salma di Giacomo Manzù, che riposava di fronte al suo museo da ventotto anni, è stata rimossa per essere cremata. Le ceneri sono poi state portate nella Villa dell’artista, sede della Fondazione Manzù, per volere dei figli. 

Museo Giacomo Manzù – Via Laurentina, km 32

Ardea (Roma) 

Aperto dal martedì alla domenica, dalle 9 alle 19.30.

Chiuso il lunedì, il 1 gennaio e il 25 dicembre.

Ingresso libero.

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