Negli Anni Sessanta, L’Arte sembrava destinata ad annullarsi e svanire. La causa era stata la fioritura delle avanguardie. Esse avevano messo in discussione ogni forma di figurazione e di interpretazione riferibile ai classici del passato. Tendenze conservatrici restarono, in opposizione alle prove più rivoluzionarie, per bilanciare quelle fughe in avanti. Le spinte radicali giunsero, per esempio con la Land Art, nella quale si utilizzavano materiali trovati in natura, creando situazioni esclusivamente concettuali. In ambito torinese, giovani artisti cercarono anch’essi di percorrere vie innovative e spesso provocatorie. Per contaminazione, anche a Roma avvenne un processo simile che ebbe con l’esposizione dei cavalli vivi di Kounellis alla Galleria L’Attico il massimo risalto da parte della critica e della cronaca. La gente si chiedeva: ma è Arte, questa?

Al Chiostro del Bramante il novantenne Michelangelo Pistoletto, uno dei maggiori esponenti dell’Arte Povera piemontese, viene celebrato con l’esposizione di opere fondamentali del suo percorso creativo. Egli è conosciuto dal grande pubblico per la “Venere degli stracci”, in cui la riproduzione di un’opera classica fronteggia un cumulo di colorati tessuti, simbolo del degrado contemporaneo. L’intuizione, nel 1967, fu quella di anticipare la scossa che di lì ad un anno avrebbe stravolto la gioventù di tutto il mondo occidentale, aprendo scenari sociali epocali. Vecchi schemi si frantumarono, ma torbide fauci inghiottirono molte delle istanze progressiste. In mostra anche il “Metrocubo di infinito” del 1966, onirico messaggio di disorientamento e caleidoscopico segnale di speranza. I primi lavori li definiva “Oggetti in meno”, quasi la sottrazione della figura fosse una necessità ineluttabile.  In realtà, l’artista ha preferito orientare il suo bisogno espressivo in molteplici cicli, mai ripetitivi. Le sue installazioni, con il passare degli anni, tesero ad esaltare anche l’effimero. Ha detto: “Nella diversità io mi sono moltiplicato.” Le grandi sculture in poliuretano degli Anni Ottanta e i” Tre circoli in sequenza” degli ultimi vent’anni, evidenziano la voglia di colore e la smaniosa libertà di stupire. Tutte le principali fasi del suo percorso sono nell’esposizione ben rappresentate. Il titolo della rassegna “Infinity”, è emblematico del suo anelito all’espressione senza vincoli. Ha scritto Pistoletto: “Per me non esistono forme più o meno attuali, tutte le forme sono disponibili, tutti i materiali, tutte le idee e tutti i mezzi!” Dopo aver raggiunto la vetta del successo, egli ha potuto permettersi anche dei lavori meno esaltanti, senza più il timore di essere aspramente criticato.

Michelangelo Pistoletto “Infinity” – Roma -Chiostro del Bramante – Aperta fino al 15 ottobre 2023. 

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