Il Museo Bilotti, che ha sede nell’ Aranciera di Villa Borghese, ospita la raccolta
permanente donata da Carlo Bilotti alla città di Roma. Notevole la raccolta di dipinti di
Giorgio De Chirico, che costituisce la maggioranza delle opere esposte. Non sono
presenti lavori dell’epoca metafisica, la più geniale, se non alcune tele ripetute molti
anni dopo quel magico periodo.

Prevalgono quadri della fase classico/barocco, con i
cavalli sulle spiagge e gli uomini in costumi rinascimentali (famoso un autoritratto in
vesti dell’epoca, nella collezione), molto lontani dall’innovazione dei primi del
Novecento. Alcune sculture dell’artista, completano la raccolta. Oltre ai De Chirico,
molti dipinti moderni tra cui uno splendido Warhol, (riproducente la moglie e la figlia
di Bilotti) opere di Lichtenstein, Dalì, Manzù, Severini, Rotella ed altri.
Il museo accoglie, periodicamente, esposizioni temporanee dedicate ad altri pittori
e scultori. Dal 25 marzo è possibile vedere una mostra di Pericle Fazzini, tra gli artisti
italiani più importanti del dopoguerra. Insieme a Birolli ed Emilio Vedova sperimentò
molto, sposando il Cubismo e l’Astrattismo solo in parte e restando sempre ancorato
ad una autonoma idea di forma plastica. Trovò, comunque, una collocazione etica e
consona alle proprie idee nella Scuola Romana, assieme a Mafai, Pirandello, Scipione
e soprattutto Mazzacurati. Nella mostra, è possibile vedere alcuni esiti delle sue
molteplici sperimentazioni. Da “Donna nella tempesta del 1932” al ritratto
dell’Aleramo del 1947, all’ “L’uomo che urla del 1950.”
Definito da Ungaretti “Lo scultore del vento”, è molto conosciuto per essere
l’autore della mastodontica e splendida “Resurrezione”, che Papa Paolo VI volle per
la parete fondale della imponente sala delle udienze, progettata da Pier Luigi Nervi. E’
considerato il più grande lavoro, dopo gli affreschi della Cappella Sistina di
Michelangelo, eseguito da un unico artista in Vaticano. Nell’esposizione, vi sono
alcuni bozzetti di quel progetto, in cui è evidente perché il grande poeta definì in quel
modo Fazzini: il significato di quel gruppo di figure, che saranno poi riprodotte con
una dimensione di 20 metri x 7 x 3, è ancora attuale. L’artista pensò agli uomini come
forme evanescenti in balia dei venti, dopo un’esplosione nucleare. Oggi il rischio di
una catastrofe universale, a causa del conflitto in Ucraina, è purtroppo tra le ipotesi
possibili.
Aperta sino al 2 luglio 2023

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