La cittadina lombarda è una meta consigliata per chi ama l’Arte e L’Architettura
rinascimentale. Insieme a Pietrasanta, Sabbioneta merita a pieno titolo
l’appellativo di “Piccola Atene”. Con meno di cinquemila abitanti, il suo centro
storico ha una concentrazione di opere d’arte degno di una città più ampia.


Carlo Magno la donò all’abbazia benedettina di Leno, insieme ad una vasta area
agricola, a cui appartenne per diversi secoli. Nel 1550 Vespasiano Gonzaga ne
entrò in possesso, iniziando a trasformarla in una piccola reggia. Inaugurò
un’Accademia letteraria, una vasta biblioteca e chiamò umanisti ed architetti per
creare una corte degna del nome della sua famiglia. In realtà, lo scopo del duca
fu quello di progettare una sorta di città ideale.


Il Palazzo Ducale, è il più antico dell’epoca della rinascita, costruito in
contemporanea con le fortificazioni cittadine. Al suo interno, notevoli i soffitti
lignei a cassettoni, un affresco di Bernardino Campi, la Galleria degli Antenati
con busti modellati in stucco. Bellissime le quattro statue equestri in legno
dedicate ai Gonzaga. La Chiesa dell’Incoronata, ottagonale del 1588, conserva


il mausoleo di Vespasiano con la statua in bronzo del duca di Leone Leoni.
Il Palazzo del Giardino, fu costruito per deliziare il principe. I Campi e alcuni
pittori della scuola di Giulio Romano hanno decorato molte delle sale con
affreschi, stucchi e grottesche. Un capolavoro la Galleria degli Antichi, che con
una lunghezza di 97 metri è terza in Italia dopo La Galleria delle Carte
Geografiche in Vaticano e quella degli Uffizi di Firenze. Supera anche la Galleria
dei Marmi del Palazzo Ducale della vicina Mantova. Venne costruita per
permettere al Principe di guardare un lungo percorso del centro cittadino
indisturbato, ma anche per accogliere una preziosa collezione d’arte, unita a
curiosità naturalistiche e zoologiche varie. All’interno, dal quale sono state
sottratte la maggior parte delle opere accumulate, restano fortunatamente una
serie di mirabili affreschi.
L’architetto Vincenzo Scamozzi, che aveva portato a compimento il capolavoro
del Palladio (Il Teatro Olimpico di Vicenza) fu incaricato di costruirne uno più
piccolo a Sabbioneta. All’esterno sembra un anonimo palazzo signorile, ma
dentro sfoggia in pieno la sua bellezza. Dal punto di vista funzionale, si propone
come il primo edificio teatrale modernamente studiato e sarà un esempio per
quelli progettati dopo di lui. Il peristilio sovrastante i gradoni è costituito da
dodici colonne corinzie. Alle pareti, le immagini di sette imperatori romani. Gli
affreschi sono quasi tutti di scuola veneta. E’ un piccolo gioiello, che stupisce
per l’equilibrio estetico e un senso di ampiezza dato da una prospettiva accorta
ed illusoria. Sabbioneta, poco più grande di un borgo, è una gemma incastonata
nel verde della feconda pianura mantovana.

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