Simone Cantarini, detto il Pesarese per la sua origine, nacque nel 1612 e come giovane pittore
si trovò a vivere il decadimento del Ducato di Urbino, privato del mecenate che avrebbe potuto
valorizzarlo. Non fu un momento tra i migliori per l’Arte locale, che aveva prodotto una sorta di
Rinascimento Marchigiano. L’immensa collezione dei Duchi di Montefeltro, a causa del
matrimonio dell’ultima erede con un nobile toscano, finì in buona parte a Firenze. Per fortuna,
alcuni eccelsi dipinti sono ancora oggi ammirabili nello splendido Palazzo Ducale di Urbino.
I Tardomanieristi come Giovan Giacomo Pandolfi e Federico Zuccari, furono per il Pesarese i
maestri a cui si affiancò nello stile, allora preponderante nelle Marche. Tuttavia, l’artista era
voglioso di conoscenza ed apprendimento, nel tentativo di percorrere una strada autonoma.
Emigrò a Bologna, dove incontrò Guido Reni. Il rapporto tra di loro non fu semplice, a causa del
carattere complesso di Simone, ma sicuramente propedeutico per una svolta. L’uso del colore
puro e simbolico si accentuò nei suoi lavori, mentre restò distante dall’ afflato mistico che
trapelava, talvolta marcatamente, nelle opere del bolognese. Cantarini ricercava la verità e
metteva poco in risalto l’aspetto ascetico dei Santi e persino delle Madonne nelle sue pale
d’altare. Aveva un approccio ai temi religiosi quasi laico. Un esempio lo troviamo nella bellissima
“Madonna con Bambino in gloria e i santi Barbara e Terenzio”. La Vergine, con il bambino, che
guarda curioso in basso, è di un equilibrio formale incredibile, con una modesta concessione
alla spiritualità.



Io l’ho definito un “eclettico” perché persino la rivoluzione caravaggesca ha prodotto in lui solo
l’assimilazione calibrata di una tale novità, tra cui, come sopraddetto, l’utilizzo di modelli senza
idealizzarne i tratti e gli atteggiamenti. Sembrava che il Cantarini volesse mutuare dagli immensi
maestri solo spunti per arricchire il proprio percorso, senza però divenirne necessariamente un
seguace. Qualcuno ha visto in lui un precursore del Realismo Ottocentesco. E’ una azzardata
ipotesi ma sicuramente suggestiva, ascrivibile solo ad una parte del suo lavoro.
Dicevano che fosse un presuntuoso, al punto che rischiò di arrivare alle mani con Guido Reni,
quando quest’ultimo si accorse che aveva operato delle correzioni su un suo dipinto! Un
individuo indubbiamente spigoloso ma con la rara capacità di non accodarsi ai più grandi artisti
dell’epoca. Nei suoi lavori è palese la volontà di non farsi fagocitare dalle mode, tenendo
sempre la propria barra estetica ben dritta. Dopo la morte del Reni, nel 1642, aprì una sua
bottega a Bologna, producendo molte opere di ottima qualità. Purtroppo morì improvvisamente,
ancora oggi non se ne conosce la causa, all’età di trentasei anni. Il Palazzo Ducale di Urbino
ospita una grande mostra a lui dedicata, ricca di ben 56 dipinti, assolutamente imperdibile.
Simone Cantarini, detto il Pesarese. Urbino, Galleria Nazionale delle Marche. Aperta sino al 12 ottobre 2025.