“Ammirava la sincerità intransigente con cui Caravaggio studiava la natura.” Così Ernst
Gombrich definiva il fiammingo Pieter Paul Rubens, che in gioventù volle conoscere l’Italia e la
sua Arte. Ma non si trattò, come per la maggior parte degli artisti che praticavano il “Grand Tour”
nel nostro paese, di un semplice e volontario apprendistato. Jacob Burckhardt , autore di una
monografia fondamentale su Rubens, disse che “Aveva imparato a vedere con gli occhi di
Tiziano” e “Grazie a lui compare all’orizzonte la seconda aurora dell’Arte Fiamminga”.

Mi permetto di inserire una mia considerazione: la fusione tra la severa cultura nordica a cui
apparteneva, tesa alla riproduzione del vero in modo analitico che arrivava a sfiorare
l’iperrealismo (vedi Rogier Van der Weyden) con la dolcezza e l’innovazione stilistica del
Rinascimento italiano, trovò nel giovane pittore una sintesi straordinaria, unita al desiderio di
creare opere di grandi dimensioni. Non è un caso che la fiorentina Maria de Medici, moglie del
re francese Enrico IV, scegliesse proprio lui per eseguire 24 enormi tele (nelle quali i personaggi
sono riprodotti a grandezza naturale) per celebrare i fasti del suo matrimonio. Occorsero due
anni per completare il ciclo che fu osannato durante le nozze della figlia Enrichetta con il re
Carlo I d’Inghilterra. Credo che fu l’inizio della straordinaria carriera del pittore più “europeo” per
eccellenza, richiesto da ogni corte. Egli è stato, insieme allo scultore Gian Lorenzo Bernini, il più
significativo artista barocco.
La Galleria Borghese, che da anni cura mostre pregevoli e propositive, dedica ai due grandi una
esposizione dal titolo accattivante: “Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura.” Ben 50 opere
del fiammingo, misurandosi con i capolavori di Bernini del museo, evocano il mito dello scultore
greco che disprezzava l’amore e fu punito da Afrodite, facendolo innamorare di una statua di
donna da lui stesso eseguita. Forse Rubens non amò alla follia Bernini, ma sicuramente fu
influenzato dalla bellezza di tante sue opere. Nella Storia dell’Estetica, W. Tatarkiewicz definisce
Rubens “Il gigante del periodo barocco” aggiungendo che “il termine Barocco viene attribuito
principalmente alle opere di artisti quali Rubens e Bernini”. La cultura europea deve molto a
questi due grandi, che seppero andare oltre il ristretto ambito nazionale. Ad esempio, il più
spettacolare ritratto scultoreo di Luigi XIV, il “re Sole” fu eseguito da Gian Lorenzo Bernini, che
era stato accolto con entusiasmo alla corte di Versailles.

Presso la Galleria Borghese, a Roma. Aperta fino al 18 febbraio 2024

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