Giovedì 13 e venerdì 14 luglio è la volta de “I Mezzalira  Panni sporchi fritti in casa”, produzione Teatro de Gli Incamminati in collaborazione con Ars Creazione e Spettacolo. Lo spettacolo è scritto da Agnese Fallongo protagonista insieme a Tiziano Caputo
Adriano Evangelisti, che sono diretti da Raffaele Latagliata.

Un racconto tragicomico che, ai toni brillanti della commedia all’italiana, mescola le tinte fosche del giallo e che invita lo spettatore a guardare attraverso il buco della serratura di una casa “qualsiasi” per rintracciare il proprio personalissimo passato, e ricostruire così la propria storia, la storia della propria famiglia, non sempre perfetta. Il titolo “I Mezzalira – panni sporchi fritti in casa” nasce da un gioco linguistico che crea una fusione tra il celebre detto popolare “i panni sporchi si lavano in casa” e il concetto della “frittura” come simbolico spartiacque del binomio più antico della storia: quello tra servo e padrone, tra chi produce l’olio e chi lo possiede, tra chi può friggere tutti i giorni e chi non può friggere mai. Se è vero che la saggezza popolare insegna a mantenere celate le questioni familiari all’interno delle mura domestiche lontano da occhi indiscreti, è altrettanto vero che quelle mura non sempre bastano a contenere i segreti, i tabù e i non detti della famiglia Mezzalira, protagonista del racconto che, proprio come l’olio delle olive che raccoglie, scivola in una spirale di infausti accadimenti che la indurranno a scendere a patti col mondo esterno. Il tutto visto e raccontato da Giovanni Battista Mezzalira detto “Petrusino”, il più piccolo della famiglia che, una volta adulto, traccerà un vero e proprio arco della sua esistenza, in un caleidoscopio di ricordi che attraverseranno una vita intera, una vita fatta di luci, ombre e colpi di scena all’interno del medesimo focolare domestico. Petrusino sarà costretto a fare i conti con i fantasmi del passato per poter scendere a patti con il presente, scoprendo di non essere stato il solo a custodire un segreto. Una storia ambientata in un tempo/non tempo e in un luogo/non luogo, e restituita attraverso un linguaggio dal sapore dialettale e inconfondibilmente nostrano che non si cristallizza in un unico dialetto o nei vari dialetti regionali che caratterizzano la nostra penisola, ma tende piuttosto ad una forma meticcia e di pura fantasia, nella quale il pubblico può riconoscere una sfumatura del proprio vernacolo, ma mai una vera e propria appartenenza. La narrazione delle vicende, in cui tragedia e commedia si confondono continuamente, procederà attraverso una girandola vorticosa di ricordi rivissuti dal nostro protagonista. Musiche originali Tiziano Caputo; Scenografie Andrea Coppi; Costumi Daniele Gelsi; Distribuzione PigrecoDelta.

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