Recensione a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.

“I dolori del giovane imbuto” scritto da Alberto Petrelli per la collana Glam di Pendragon è in vendita in tutte le librerie italiane per 14,00 euro. Lo scrittore vive a Ferrara e spende il suo tempo libero guardando serie TV. Ha esordito nell’antologia “Serial Kitchen” (Cicogna Editore) e questo è il suo primo romanzo. 153 pagine piene di adrenalina: fresco, ma mai ingenuo, da leggere tutto d’un fiato piacevolissimo. Sono soprattutto le tante divagazioni lo rendono adorabile perché tutte insieme sfociano in una dialettica che non ha nulla da invidiare agli emergenti piú blasonati e una “intelligenza” intrinseca da non sottovalutare che ti spinge minuto dopo minuto a leggere le prossime due/tre pagine. Sempre in bilico tra cinico realismo e ironico nonsense, questo libro solletica costantemente il senso dell’umorismo del lettore. Il testo è divertente, scorrevole, permeato da quell’eccesso che chi ha vissuto una vita “ganza” sa non essere poi così eccessivo se non quando serve.
“I dolori del giovane imbuto” sembra incarnare quell’amico un po’ vanesio che non può mancare a una festa, perché se non c’è non ci si diverte per nulla. La storia si legge in breve tempo, ma nonostante questo è ricco di personaggi e situazioni memorabili. Di che parla? Babuz fa lo sceneggiatore di film porno per la Luxuria Film, diretta dal suo amico d’infanzia Zucco. Non possedendo alcun tipo d’inventiva, il giovane si limita a copiare le trame dei romanzi rosa di sua nonna. Per una bizzarra serie di circostanze, però, deve cambiare in corsa la sua ultima fatica e trasformare la nuova pellicola della Luxuria in un film d’autore. Peccato che le ultime pagine del suo Harmony di riferimento siano state strappate da una mano misteriosa e lui non sia assolutamente in grado di concepire un finale… Tra storie d’amore sconclusionate, goffi tentativi di plagio, allucinazioni varie, vecchi registi bavosi, romanzi pirateschi e amici strampalati, Babuz intraprenderà un viaggio che lo porterà a sondare gli anfratti più nascosti (letteralmente) dell’essere umano…
La prosa è scattante, adatta ai tempi frenetici che viviamo e al dialogo veloce da social network. Eccone un esempio…
“Al Korova, mentre il barista Rocco ci spillava due birre, ho subito rotto il ghiaccio facendole notare le due scritte sul cartello alla destra del bancone: quella remota con scritto “Qui non si vota Berlusconi” e quella sempre attuale “Qui non facciamo il mojito”. Lei ha ridacchiato e ha detto sottovoce, quasi vergognandosi: «Beh, a me un po’ il mojito piace, ma a piccole dosi». Bene, mi sono detto mentre salivamo al piano di sopra, quindi non vota Berlusconi. Sono dettagli importanti.
Circa a metà della birra ho sfoderato la mia spiritosissima battuta: «Sai, mi fa piacere che tu abbia mostrato una piccola apertura sulla seconda scritta, ma non sulla prima, ti dirò, perché…». «Oh, no» mi ha interrotto lei, «io non ho mai votato Berlusconi in vita mia!». «Ecco, appunto, infatti intendevo che…».
«Io ho votato sempre Lega Nord. Salvini per me è il Martin Luther King degli anni Dieci». Dopo quella dichiarazione, si è fatto tutto buio. Mentre i miei sorsi di birra diventavano sempre più rapidi e nervosi, la conversazione con Stefania mi donava perle sparse. Tipo: «Io non voglio mica dire, ma tutti questi cinesi, mah, non li vedi mai al Pronto Soccorso, non li vedi mai all’ospedale, non vedi mai un funerale di cinesi, hanno creato tutto un loro mondo segreto, anche qui a Ferrara: per esempio, ieri sera, su Italia Uno…» Tipo: «No, ma non sono d’accordo per niente, Maria De Filippi è un genio, è una donna forte, ha sbaragliato anche il marito, no? E poi le canzoni di Amici sono quasi tutte belle!». Tipo: «Ma guarda che Fabio Volo per me è un…

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