10 settembre – MediterraneaThe Jungle sarà a A Bordo, il Festival di MediterraneaPer portare la propria storia di magica integrazione grazie al teatro e alla cultura![]() “In questa grande storia che sta accadendo nel mondo in cui ci sono tante persone che partono ci sono due punti di vista, quello di chi arriva e quello di chi vede arrivare…questo determina un conflitto tra chi ha bisogno di arrivare e chi ha paura perchè vede arrivare….queste due condizioni, il bisogno di arrivare e la paura di vedere arrivare, sono due verità e come tali non andrebbero giudicate.” Queste con cui spiega l’operazione la stessa Elisa Menon. Ed è proprio di questo che parla il documentario, di un conflitto spesso invisibile e silenzioso che crea una distanza tra chi “arriva” e chi “vede arrivare”, tra migrante e cittadino, distanza che nel film viene colmata attraverso la forza terapeutica del teatro. Un percorso, quello che che diventa degli stessi spettatori, che porta sempre più “vicini” ai protagonisti per trasformare nel finale questo scontro in un incontro. Ricordiamo che il film è prodotto da Tesla production (Italia) e da 4Film (Croazia) e distribuito da Emera Film. ![]() Una scommessa, emozionante e riuscitissima, per portare fuori un gruppo di migranti di età diversissima l’uno dall’altro dal guscio doloroso dell’essere sempre e comunque estraneo e metterli a confronto con le persone, proprio quelle che nel migrante leggono troppo spesso una diversità ingombrante.Il regista Cristian Natoli ci fa scoprire, assieme alla figura carismatica di Elisa Menon, un luogo affascinante, The Jungle appunto e, al contempo, sceglie una via solare per raccontare gli esseri umani con i loro sentimenti evitando di presentare storie patetiche e drammatiche, spesso sfruttate dai media. La pellicola e lo spettacolo teatrale trasmettono passione, devozione, energia creativa e tutto il divertimento che i partecipanti hanno provato nella realizzazione della performance. Con un accesso privilegiato alla Jungle, così, il film riesce a mostrare un punto di vista più intimo e personale sulla migrazione attraverso l’empatia dello spettacolo teatrale e la sua capacità di creare una nuova dimensione per un dibattito sul tema. Un racconto appassionante ed intenso che prende vita dalla stessa emozione vissuta dal regista nei momenti di incontro con i ragazzi, ben diversa da quella che l’opinione pubblica attribuiva a quel luogo e a quelle persone. La scommessa, riuscita, è stata quella di raccontare un luogo per molti sconosciuto ed oscuro e di portarlo alla luce mettendo in contatto due entità – la città e il popolo dei migranti – che si sfioravano senza mai incontrarsi, ma che avrebbero potuto imparare molto l’una dall’altra. ![]() |
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