RAFFAELLA SIMEOLI IL LUNGO INVERNORAFFAELLA SIMEOLI IL LUNGO INVERNO

L’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, viene presentato alla stampa e ai media un libro carico di emozioni: Raffaella Simeoli  IL LUNGO INVERNOHo imparato a sognare per riuscire a vivere. Scritto da una figlia, da una madre, da una donna. La vita sofferta e amata oltre ogni morte

Nel giorno dedicato al “concepimento senza macchia” della Vergine Maria, viene presentato alla stampa e ai media, il romanzo autobiografico di Raffaella Simeoli che vuole essere una autentica rinascita dopo: Il lungo inverno – Ho imparato a sognare per riuscire a vivere.

Raffaella Simeoli nata a Napoli dove vive tutt’ora, trova il coraggio, la forza, la pazienza e il metodo per raccontare la sua vita, attraverso un delicato affresco autobiografico che, fra i colori ancora vivi, pennella a tinte forti, episodi che per sorte e drammaticità, sembrano appartenere a quelle pagine tramandate della antica Grecia, in cui i protagonisti sfidano i miti e superano le colonne d’Ercole. 

Come scrive nella prefazione Marina Esposito:“Il lettore attraverserà un universo di emozioni, assistendo alla nascita, crescita ed evoluzione della protagonista descritta prima come figlia e sorella, poi come madre e infine donna, che ha sperimentato il dolore in ogni ruolo che ha rivestito, ma che ha saputo cogliere sempre la bellezza di una vita che, nel bene e nel male, non le ha risparmiato nulla”.

Il libro s’apre con immagini descrittive e rassicuranti della nonna; un’idea di calore familiare che da sempre la scrittrice ricerca nella sua vita. Forse anche perché la cara nonna, maestra di vita, ebbe l’imposizione da parte della famiglia, di sposare un altro uomo, come accadeva una volta, ma ciò non le aveva impedito di continuare ad amare il suo principe e di ricordarlo sempre nelle storie che raccontava. 

Nel solco di questo tepore squisitamente familiare, la protagonista e scrittrice ci racconta del suo incidente: la riabilitazione e l’accettazione di un percorso difficile da affrontare e poi il grande amore con Carlo, l’amico di famiglia. Sembra una favola a lieto fine, ma la vita è imprevedibile: il lutto dell’amato fratello, la gioia di diventare madre; il dolore pietrificante di assistere inerme alla morte di un figlio e poi vivere sulla propria pelle il cancro; e poi ancora, superare crisi matrimoniali, crescere una famiglia, i figli e poi ancora un incidente a strappare alla scrittrice un altro amato figlio… e ancora gioie e ancora dolori e un’altra perdita… come scrive la stessa Raffaella: “è innaturale per un genitore vedere i propri figli andar via” e lei ne ha visti “volare” ben tre; ed oggi, comunque, vive la gioia di raccogliere a piene mani l’amore dei due figli che le sono accanto: Lorenzo e Serena. 

Questo testo nasce da un progetto lungamente cullato e gelosamente custodito, che giorno dopo giorno si è rivelato sempre più importante fino a diventare un vero e proprio strumento di cura per l’autrice, che ha così saputo dare forma e materia al suo universo interiore per poi trasformarlo in un meraviglioso gesto di coraggio e generosità destinato a noi lettori. 

Ecco perché l’impressione che si ha leggendolo è quella di un libro non solo necessario, ma prezioso, perché ha in sé una valenza divulgativa, un messaggio di gratitudine alla vita nonostante tutto.

Racconta pertanto di una donna forte e coraggiosa, che ha saputo compiere il gesto più difficile, riappacificarsi con il suo dolore, non cercando di colmare i vuoti dolorosi, ma riempiendo altri spazi. Così, a ogni pagina emerge un dettaglio sempre più intimo e più profondo, un’indagine che Raffaella ha saputo condurre dentro di sé e che le ha consentito di riconoscere e ancorarsi solidamente ai punti focali della sua esistenza: la famiglia e l’amore, costanti indiscusse.

Anche quando tutto crolla e sembra non vi siano altro che macerie intorno, questa storia ci insegna quanto sia importante lasciar andare il rancore e i sentimenti negativi, ancora più che riuscire a perdonare. Il lungo inverno è stato attraversato; ora spetta al lettore farne primavera. 

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L’INTERVISTA

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