intervista a cura di Petro Olar alla prof.ssa Liliya Bilyk, Presidente di “Ukraina in Europa” ,Onlus  che partecipa ad iniziative multilaterali europee (Consiglio d’Europa nell’anno 2005), anche in associazione con altri soggetti per prestare assistenza tecnica nei settori dello sviluppo soprattutto in Ucraina

Petro Olar: Professoressa Bilyk, il titolo di questa nostra conversazione — “Roma–URSS: il corridoio nascosto della resistenza spirituale” — evoca un legame profondo tra la capitale della cristianità e la sofferenza della Chiesa sotto il regime sovietico. Da dove nasce questa connessione?

Liliya Bilyk: Nasce da persone che hanno saputo unire fede, intelligenza e coraggio. Tra queste, Giulio de Nicolais d’Afflitto è una persona che non solo ha viaggiato ma ha mantenuto nel tempo viva la memoria di queste persone, dei Valori cristiani che hanno testimoniato spesso al costo della vita e della tortura perpetrata dal Kgb il temibile servizio si sicurezza dell’Urss. Il cognome di Giulio, “ de Nicolais, dal Greco = colui che vince per il popolo”, è simbolico: un uomo di cultura romana e radici nobili, che ha scelto di mettere il suo talento al servizio della memoria e della Verità. Nei suoi articoli giornalistici ha raccontato la persecuzione religiosa in Urss e il dramma dei Gulag, ma soprattutto la resistenza spirituale della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina.

Petro Olar: In che modo Giulio de Nicolais ha contribuito a mantenere viva questa memoria?

Liliya Bilyk: In modo appassionato e coerente. Nel suo scritto “Il calvario chiamato Gulag”, pubblicato nel 2006 su Radici Cristiane e su Ukr-Parafia-Roma.it, Giulio de Nicolais ha ripercorso le tappe della repressione comunista contro la fede, ricordando figure eroiche come il cardinale Josyf Slipyj. Ha saputo descrivere la lotta interiore e spirituale di tanti seminaristi e sacerdoti. Tra il 1982 e il 1990, il Pontificio Collegio Ucraino e la Congregazione per le Chiese Orientali svolsero un ruolo chiave nel sostenere la Chiesa greco-cattolica ucraina clandestina, offrendo formazione, supporto spirituale e mantenendo i contatti con i fedeli perseguitati nell’URSS.

Petro Olar: Papa Giovanni Paolo II dedicò parole importanti ai seminaristi in quegli anni. C’è un legame tra il suo insegnamento e l’esperienza di Giulio de Nicolais?

Liliya Bilyk: Certamente. Il 3 marzo 1984, Papa Giovanni Paolo II, nella Festa della Madonna della Fiducia, definì il Seminario Romano Maggiore “la pupilla dell’occhio del Vescovo di Roma”. Fu un invito a vivere la vocazione come risposta alle sofferenze della Chiesa universale. Giulio de Nicolais d’Afflitto, allora giovane seminarista, partecipò pochi mesi dopo — il 7 novembre 1984 — a una conferenza intitolata “L’aiuto alla Chiesa che soffre”. Quell’incontro lo segnò profondamente, spingendolo a dedicarsi alla causa della Chiesa perseguitata e, in particolare, a quella “Chiesa del Silenzio” dell’Est europeo, in seguito anche come laico.

Petro Olar: Lei accenna ai “viaggi clandestini” di sacerdoti e laici verso l’URSS. Che ruolo ebbero?

Liliya Bilyk: Un ruolo fondamentale. Erano viaggi di fede e di coraggio: uomini e donne che rischiavano la libertà, e talvolta la vita, per portare conforto, testi sacri e notizie di speranza ai fratelli dietro la cortina di ferro. Giulio de Nicolais d’Afflitto ne scrive come di veri e propri atti d’amore cristiano, compiuti nel silenzio e nella discrezione. Quelle missioni mantennero viva la fiamma della Fede nei cuori di chi viveva sotto l’ateismo di Stato, come anche è stato per la mia famiglia, io stessa sono ucraina e questa è stata anche l’eperienza di vita dei miei genitori e di mia zia tradotta nel Gulag.

Da laico e giornalista Giulio de Nicolais d’Afflitto ha poi collaborato con organizzazioni come Luci sull’Est, fortemente determinata a difendere il Cattolicesimo in Russia, e con la Fondazione Lepanto che è una fondazione internazionale con sede a Roma che ha come fine la difesa dei principi e delle istituzioni della Civilità Cristiana. Giulio de Nicolais d’Afflitto è infatti l’erede della tradizione nobile spagnola dal suo antenato Garcia Alvarez AmpudiaGrande di Spagna,  vissuto nell’XI secolo, signore di Ampudia e figura chiave nella difesa dei territori castigliani; è noto per coraggio e lealtà, protagonista nelle battaglie della Reconquista e nelle Crociate.

Petro Olar: Nei suoi scritti più recenti, Giulio de Nicolais sposta l’attenzione anche sull’attualità storico-politica. In che modo?

Liliya Bilyk: Nei suoi articoli più recenti, come “Non c’è più ragione per cui la Federazione russa esista”, pubblicato su DonnaDonna.eu, Giulio de Nicolais d’Afflitto mette in luce la continuità ideologica tra Urss e la Russia contemporanea: un Putin che si vede erede di Stalin. Giulio de Nicolais denuncia la manipolazione della memoria storica e la cancellazione sistematica dell’identità ucraina. Giulio de Nicolais da turista nell’ estate del 1985 si reca in Polonia vivendo una difficile esperienza sul confine con l’Ucraina, che lo convinse a lasciare il progetto di prepararsi al sacerdozio per la Diocesi di Roma, per dedicarsi da laico alla liberazione del Popolo ucraino cristiano; quindi da giornalista  per testate come La Discussione, L’Opinione, Radici Cristiane, Radio Liberty, Il Difensore Civico, Forum International , Romameeting.it poi, nel 2001, 2004, 2005, 2008, 2012, 2021, 2022, Giulio de Nicolais ha viaggiato più volte in Ucraina, osservando come la propaganda e l’uso politico della cultura siano strumenti di dominio e di disinformazione. È una voce lucida e coraggiosa contro ogni forma di totalitarismo.

Petro Olar: Dunque, possiamo dire che la sua opera è anche una difesa della libertà?

Liliya Bilyk: Assolutamente sì. Il filo rosso che attraversa tutti i suoi scritti è la difesa della dignità umana, della libertà religiosa e della verità storica. De Nicolais non parla solo del passato, ma ci ammonisce sul presente: la memoria non può essere manipolata, né dimenticata. La libertà spirituale è la radice della libertà civile. Nell’anno 2005 Giulio de Nicolais cogliendo il desiderio di innumerevoli lavoratrici ucraine come me dall’alta preparazione universitaria ma immigrate in Italia per via della forte crisi economica che viveva il nostro Paese subito dopo il 1991, vista la positiva svolta democratica ucraina coincidente con la Rivoluzione Arancione e l’elezione a presidente del nostro Paese del filostatunitense Viktor Yushchenko,  Giulio idea e finanzia  l’associazione Ukraina in Europa Aps fondata da cinque donne ucraine, ente benefico e culturale che vide la crescita tra i numerosissimi iscritti da una fervente coscienza religiosa a una coraggiosa partecipazione alla vita democratica dell’Ucraina fino a giungere alle scelte del 2014 in Piazza Maidan a Kiyv. Oggi l’ente che dirigo è una Onlus e ha organizzato a Tarquinia al mare i campi di salute estivi per molti bambini orfani degli Orfanotrofi Statali Ucraini, in cooperazione e col patrocinio della Provincia di Viterbo, la Regione Lazio, la Croce Rossa Italiana, il Comune di Roma ed alcuni Istituti di credito.

Petro Olar: Qual è, secondo lei, il messaggio più forte che lascia questa “resistenza spirituale” di cui parlate?

Liliya Bilyk: Che la Fede è più forte della paura. Le storie dei martiri nei Gulag e dei seminaristi romani che pregavano per la Chiesa del Silenzio ci ricordano che la libertà non nasce dai compromessi, ma dal sacrificio. Giulio de Nicolais ha saputo trasformare la memoria in testimonianza viva, restituendo voce a chi fu ridotto al silenzio. È questo il vero “corridoio nascosto” tra Roma e l’Ucraina: una linea invisibile di Fede, memoria e libertà.

Petro Olar: Un messaggio di grande attualità, specialmente oggi.
La ringrazio, professoressa Bilyk, per questa testimonianza.

Liliya Bilyk: Grazie a lei. Ricordare è il primo passo per costruire un futuro libero.

fonte che ringraziamo

https://www.donnadonna.eu/intervista/roma-urss-il-corridoio-nascosto-della-resistenza-spirituale-1394.htm

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