“Ferite emozionali” di Luca Andrea Marino (Eretica Edizioni, 2024 pp. 60 € 15.00) è un libro
intensamente dominato da sensazioni e percezioni, promuove e sostiene la personale e accogliente
corrispondenza con il mondo, l’attraente e appassionante conoscenza degli altri, lungo il cammino
labirintico e disincantato della vita, nello spontaneo e persistente percorso di ogni inaspettato
incantesimo nelle relazioni affettive. Luca Andrea Marino assegna al suo sentimento l’incisione
inesorabile, applica la condanna del cuore nell’inevitabile dileguamento romantico, affronta le
dolorose conseguenze dovute dall’annientamento della mancanza d’affetto, gestisce le dinamiche
psicologiche nell’esperimento sensitivo dell’esperienza e della direzione delle comprensioni, indica
una linea di pensiero poetico, accosta lo sconcerto del vuoto esistenziale alla dispersione
dell’impulso sensibile, tra commozione e distacco. I testi di Luca Andrea Marino si scontrano con la
consapevolezza amara e toccante della realtà quotidiana, nelle occasioni di crescita interiore, nella
rivelazione evocativa dei rimpianti, nella qualità disarmante e inafferrabile dei desideri, nella
costante e risoluta necessità di colmare l’inconsistenza. Urtano nell’attrito delle tensioni affettive e
nei contraccolpi del destino, ricadono sotto la risonanza della dimenticanza e dell’indifferenza
emotiva, richiamano la memoria invisibile del dolore, diffondono l’eco profonda e significativa
delle difficoltà, ricordano l’intensità della sofferenza, l’oscura complessità di accerchiare la fine di
un legame e di inabissare l’impalpabile epilogo come un naufrago in cerca di salvataggio, nella
sconfinata conquista della salvezza e dell’adesione alla vita. Le ferite emozionali che lacerano il
vissuto di Luca Andrea Marino attraversano il luogo dell’anima, condensano l’urgenza di superare
l’estraneità delle assenze, provocano l’esigenza di manifestare l’acuto presagio in intuizione
sensoriale in cui l’osservazione di alcuni segni premonitori rivela profeticamente l’interruzione della
coscienza, toccano l’incrostatura delle offese, stuzzicano i contrasti dello spirito indurito,
rimarginano, nel coagulo, il tragitto di rinascita e di evoluzione. Il graffio del trauma (e non a caso
nel termine greco la parola trauma coincide con ferita) irrompe l’immediatezza dell’impatto
sconvolgente, segna l’isolamento spirituale dell’uomo, consente di recuperare la guarigione
attraverso il superamento degli abbandoni e dei tradimenti, distinguere la vertigine della solitudine e
affrontare l’avvolgimento delle illusioni, accostando l’ascolto con se stessi e con la propria
resilienza, fortificando la fiducia e l’autostima, confrontando il coraggio contro le ostilità. La poesia
di Luca Andrea Marino cristallizza l’essenza temporale dell’ispirazione soggettiva, scioglie e plasma
il flusso di un’espressione universale, modella la reazione cicatrizzante dei ricordi. Luca Andrea
Marino fa suo il compito nobile della poesia, di indagare le proprie inquietudini e accogliere la
possibilità di nutrire la propria risorsa incisiva nella redenzione delle parole, nella forza di ridurre la
sospensione di ogni pagina e lenire la superficie della saggezza, nell’inseguire l’impronta intima
della corrispondenza per mezzo degli strumenti celebrativi degli scenari, dei suoni e dei colori che
animano il suggestivo carattere dell’umanità.
Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti”
https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

Dove ti porterai oggi
con le tue scarpe nuove
che fanno male alla strada
quando intralcia gli sguardi altrui?
E le tue timide mani
di cui ti affanni di dimenticarti
che splendono dentro,

lasciano cadere un fragile sorriso.

Bisognoso di una febbre
che mi avvinghi a sé
e solleticandomi con dolore
vigili sul tepore della domenica

stridendo la sofferenza.

Il paese non è qui
ma una tua civiltà
si è fatta strada senza scuse.
Ore come queste mi acclamano
ma senza fidarmi mostro il sospetto

per quello che è già trascorso.

Non è oblio
se non si sa distinguerlo mentre osservo
il fondo del bicchiere
in cerca di una calma versata
che mi ristori
dalla voglia di punirmi.
Dalla tua piovono risate
a vanificare il tentativo
di crescere e maturare nella ragione
trasfigurandoti nell’offesa

con abile puntualità.

Alla tua pace
invochi con libero scambio
la propria cura con la sorte.
Che lo sforzo non ti mortifichi
senza renderti sobria

dei tuoi anni.

Con una guerra
si snodano queste note
tenute dal filo spinato
e che vibrano senza fischiare

riverberi attorno al fuoco.

Assaporo il tuo verso
mentre mi reclami,
volgendoti a ricordarmi
quanta audacia serve la sorte

per esprimersi nelle sue forme.

Cerco la traduzione di chi
a mio parere,
possa svelarmi come vivere
prima ancora di sapere e di trascrivermi
lasciandomi scegliere il rimedio.

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