a cura di Oriano Bertoloni redazione Terza Pagina Magazine 

All’interno di un palazzo romano nobiliare, ancora di proprietà della famiglia da cui prende il nome, c’è un museo importante per la bellezza delle sue stanze ed i capolavori che include nel suo percorso. L’immenso edificio è il risultato di molteplici ampliamenti che si sono succeduti per circa cinquecento anni. L’attuale aspetto si è consolidato verso la metà del Settecento. Le imponenti gallerie sono corridoi che collegano tra di loro i saloni dalle ampiezze considerevoli, degni di una reggia. Noi ci limiteremo ad illustrare alcune delle pregevoli opere esposte. 

Nella “Galleria Aldobrandini”, le lunette sono decorate con affreschi di Annibale Carracci, e da sottolineare anche il dipinto “Il nome di Rebecca” del raffinato Claude Lorrain.

Il “Gabinetto di Velasquez” contiene uno dei capolavori del pittore spagnolo: “Il ritratto di Papa Innocenzo X” ossia Giovanni Battista Panphilj. La naturalezza e l’intensità del carattere, che emana dal dipinto, sembra non fossero state apprezzate dal committente. Si dice abbia definito le sue sembianze “Troppo vere!” Lorenzo Bernini, grande architetto e scultore, cercò di riparare all’audacia di Velasquez. Nella stessa sala, il busto dedicato al pontefice di famiglia mostra una impostazione solenne, sicuramente di alta qualità ma molto meno innovativa.

 La “Galleria degli specchi” lascia letteralmente a bocca aperta. I grandi specchi veneziani del primo settecento, uniti a sculture e mobili d’epoca opportunamente abbinati, sono uno spettacolo di luce e riflessi ipnotici, da cui è difficoltoso allontanarsi. Nel terzo braccio, la “Galleria Panphilj”: tra i dipinti L’incompiuta “Allegoria” del Correggio, molto bella e la “Madonna che adora il bambino” di Guido Reni, famosa perché riprodotta in decine di copie, sino a svilirne il tratto mistico originario.

Il “Salone Aldobrandini” merita una sosta prolungata, per chi ama Caravaggio. Due dipinti giovanili costituiscono una rara occasione per apprezzare le doti malinconiche del grande pittore. “La Maddalena penitente”, in cui una cortigiana seicentesca si è privata degli ori e degli orpelli e si è appisolata, in una sorta di estasi ascetica o forse solo per stanchezza. Ma è “Il riposo durante la fuga in Egitto” ad essere un capolavoro. La scena con la Madonna, che stringe a sè un Gesù Bambino bellissimo, è valorizzata da un paesaggio soffuso e realistico sullo sfondo. Il più inquieto tra i giganti dell’Arte ci stupisce con una prova in cui prevale la tenerezza materna.

Nella “Sala dei Primitivi” una dolce “Annunciazione” di Filippo Lippi e “La Crocefissione” di Hans Memling, drammatica ed incisiva.

“La Galleria Doria” espone le “tavole dei quattro elementi”, due “Paradisi Terrestri” e una “Visione di San Giovanni” di Jean Bruegel.

In sintesi: un Palazzo ed una collezione d’Arte da visitare.

Galleria Doria Panphilj – Via del Corso , 305   Roma.   Aperto dal martedì alla domenica 

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